Eu-Brain, in occasione del congresso SIMP tenutosi a Catania il 22 e 23 Marzo 2018, ha premiato i due migliori contributi scientifici su tematiche inerenti la neurologia perinatale e neonatale.
Di seguito la sintesi di una di queste interessanti ricerche.
I neonati ricoverati nelle terapie intensive neonatali, a causa delle loro fragili condizioni, possono essere sottoposti a numerose procedure invasive che, nonostante lo sforzo quotidiano nel ridurle al minimo, li espongono al dolore. Nonostante l’essere umano non abbia memoria diretta delle procedure dolorose è risaputo come gli eventi dolorosi possano determinare reazioni neurologiche e biologiche nell’adulto ma anche nei pazienti più giovani. Sebbene storicamente (e non correttamente) si sia pensato che il neonato non fosse capace di provare dolore, vari studi, che valutano la mimica facciali, il battito cardiaco, la pressione arteriosa e i livelli ormonali hanno dimostrato che i neonati, prematuri compresi, possiedono un sistema di elaborazione del dolore perfettamente funzionante, chiamato anche “attività nocicettiva”.
Riteniamo che non sia corretto parlare di ‘memoria del dolore’ ma sappiamo che i bambini possono modificare le loro reazioni a procedure dolorose quando hanno fatto precedente esperienza di procedure spiacevoli nel periodo neonatale. Uno studio cardine sul dolore neonatale ha infatti evidenziato come i neonati circoncisi senza anestesia abbiano infatti un pianto molto più vigoroso e inconsolabile alle prime vaccinazioni, evidenziando come le prime esperienze dolorose possano influenzare le successive risposte agli stimoli nocicettivi.
I meccanismi neurologici che sottostanno tale processo sono molto complessi e mediati dalle complesse interazioni tra le molteplici aree del cervello.
Abbiamo condotto uno studio all’ospedale G.Gaslini (Ospedale pediatrico) tra le unità di Terapia Intensiva Neonatale (diretta da Luca Ramenghi) e l’unità di Neuro Radiologia Pediatrica (diretta da Andrea Rossi) finalizzato all’analisi di almeno una parte di queste complicate interazioni.
Abbiamo analizzato la comunicazione funzionale tra molteplici aree cerebrali utilizzando una tecnica di risonanza magnetica, chiamata sequenza BOLD, che valuta i cambiamenti nella concentrazione di emoglobina deossigenta, individuando indirettamente l’attività delle cellule neuronali in specifiche aree della corteccia cerebrale. In questo studio abbiamo eseguito una risonanza magnetica BOLD in un gruppo di neonati petermine studiati a 40 settimane di età gestazionale e abbiamo riscontrato che all’aumentare del grado della procedura invasiva subita, corrispondono delle alterazioni della connettività cerebrale, anche a distanza di tempo dallo stimolo.
È quindi di fondamentale importanza continuare a ridurre al minimo le procedure invasive in quanto ogni esperienza dolorosa, anche la più piccola, può avere un impatto negativo sul futuro sviluppo neuro-cognitivio e comportamentale del neonato.
Per la versione originale del testo: http://www.eubrain.org/eubrain/en/early-pain-experiences-neonatal-cerebral-connectivity/
Domenico Tortora
Carlo Di Biase